In un quadro socio economico caratterizzato dalla riduzione delle risorse, emergono tutte le criticità del SSN. Una governance che da un lato accentra sulle grandi strutture ospedaliere e sulle ASL compiti che anche l’OMS suggerisce di de-sanitarizzare, a partire dalla prevenzione e dai servizi community-based come quelli che riguardano le persone con HIV; dall’altro non riesce a garantire uniformità su tutto il territorio regionale (il livello di prestazioni, diagnosi e cura). Rispetto a questo il ruolo dei servizi community-based è complementare ad una strategia di avvicinamento alle popolazioni chiave ma soprattutto fa emergere la necessità di un ripensamento del welfare nazionale e regionale.
Per questo noi rivendichiamo la lotta allo stigma per tutte e tutti come elemento fondamentale, senza la quale non è possibile procedere in nessun’altra direzione. Il diritto alla salute va declinato oggi per poter assicurare garanzia e assistenza all’accesso delle migliori terapie offerte dalla ricerca scientifica (al di là delle esigenze di “budget” della singola struttura sanitaria), è necessaria inoltre una gestione del benessere e della salute delle persone appartenenti alle popolazioni chiave che invecchiano (co-morbosità) come pazienti cronici e necessitano di un monitoraggio che spesso è demandato all’auto-organizzazione del singolo paziente. Queste risposte vanno date in una scala di intervento più generale, in cui vi sia un’implementazione dei servizi di prossimità a partire dalla stabilizzazione e implementazione dei servizi community-based già presenti in Regione, oltre ad un intervento sui consultori nel senso spiegato prima. Da questo punto di vista, l’attuazione degli obiettivi OMS 95-95-95 (Fast-Track City) non è più rimandabile.