Il punto di vista di B-Side Pride su Migrazioni, Asilo, Antirazzismo

B-side pride crede nella libertà di transitare attraverso i generi e attraverso i confini. 
Froci, lesbiche, trans, dissidenti sessuali e donne in cerca di libertà si muovono da ogni parte del mondo – che sia dal Marocco o dalla Libia o dalla provincia italiana – alla ricerca di un posto più accogliente dove vivere.
 
Nei luoghi di arrivo ricostruiscono reti di affetto e solidarietà che ci mostrano come la famiglia basata sul matrimonio e i legami di sangue non è l’unica forma di vita possibile.  
 
Le migrazioni di massa sono un processo che non si può fermare, e che affonda le radici nell’iniqua distribuzione della ricchezza fra paesi del cosiddetto Nord e Sud del mondo (e in piccolo anche fra Nord e Sud d’Italia). Questa distribuzione non equa non è dovuta a cause naturali ma agli esiti storici del colonialismo perpetrato dai paesi europei. Inoltre molte persone fuggono dalle guerre, nelle quali i paesi occidentali hanno spesso pesanti responsabilità. 

La condizione di migranti e richiedenti asilo lgbit in Italia
 
La legislazione italiana attuale che lega il permesso di soggiorno alla presenza di un contratto di lavoro e a una miriade di altri requisiti serve solo a creare una massa di lavoratori e lavoratrici più facilmente ricattabili e sfruttabili, perlatro abbassando i margini di contrattazione per tutt* in ambito lavorativo. 
 
Attualmente la concessione del permesso di soggiorno per asilo politico o della protezione internazionale a chi è fuggit@ da persecuzioni o dalla guerra è subordinata a un iter doloroso, invasivo, dalla durata ingiustificatamente lunga e imprevedibile. 
 
Nell’attesa dell’audizione e poi del pronunciamento della Commissione territoriale in merito alla loro richiesta, i/le richiedenti asilo sono alloggiate/i in Centri di accoglienza straordinaria (CAS) che sono già invivibili in condizioni normali, e che diventano pericolossisimi in tempo di epidemia (5/10 persone per stanza, stanze spesso senza finestre, come nel centro di via Mattei a Bologna).
 
Durante le audizioni, ai richiedenti asilo è richiesto di provare di essere stati davvero in pericolo nel proprio paese, ponendo di fatto la vittina sul banco dell’imputato.
 
Questa violenza burocratica e istituzionale è particolarmente grave verso i/le richiedenti asilo gay, lesbiche, trans: fuggiti da paesi in cui la loro vita non era al sicuro, si trovano nuovamente in pericolo dovendo convivere nelle strutture con persone tutt’altro che gay-friendly, perchè i posti in strutture specificamente dedicate a rifugitat* lgbit sono un numero irrisorio. Tutta questa situazione è stata ulteriormente aggravata dallo smantellamento parziale, attualmente in corso, del Sistema di Protezione per Rchiedenti aSilo e Rifugiati (SPRADR) ad opera del Decreto Salvini.
 
Durante le audizioni, ai richiedenti asilo che sono fuggit* a causa di persecuzioni legate all’orientamento sessuale è richiesto di “provare” la propria omosessualità entrando in dettagli sessuali privati, di fronte a funzionari che spesso hanno un’immagine stereotipata e rigidia dell’omosessualità. Durante questo processo  sono assistiti da mediatori linguistico-culturali che incontrano lì per la prima volta, appartenenti alle loro comunità nazionali d’origine e del cui atteggiamento positivo verso l’omosessualità non possono essere certi. 
 
Le decisioni da parte delle Commissioni territoriali sono spesso discrezionali e sommarie: basti pensare al cd. Decreto “Paesi Sicuri”, che prescrive di trattare come paesi sicuri per le persone lgbit Albania, Algeria, Bosnia-Erzegovina, Capo Verde, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Senegal, Serbia, Tunisia e Ucraina e quindi di respingere tendenzialmente tutte le richieste di protezione sulla base dell’orientamento sessuale/identità di genere provenienti da cittadine/i di questi paesi.
 
Contro le decisioni delle Commissioni Territoriali e Tribunali di primo grado,  grazie al Decreto Minniti (convertito nella Legge 46/2017), è  negato il diritto a ricorrere in appello, impedendo di fatto a una fetta della popolazione l’accesso al normale iter giuridico dei tre gradi di giudizio.
 
Dopo l’eventuale accoglimento della domanda di asilo, i/le nostri/e comapagni/e lgbit sono sottoposti/e a limitazioni nei viaggi, che impediscono, ad esempio, di ricongiungersi partner, amici o familiari che hanno ottenuto l’asilo in altri paesi europei, o anche solo di organizzare un viaggio per incontrare i propri cari in un altro paese, in genere dopo anni di separazione. Se sono out, sono doppiamente discriminati/e sia nel mondo del lavoro (dove tra l’altro i loro titoli di studio non sono riconosciuti) sia nella vita sociale, dove vengono spesso guardati/e con diffidenza dalle comunità nazionali d’origine perché frocie e dai “giri” dei bianchi perché stranieri. 
 
La collaborazione dello Stato italiano con la cosiddetta “Guardia costiera” libica di fatto è una consapevole complicità nella tratta degli esseri umani. Le motovedette libiche, infatti, riconsegnano i migranti ai loro aguzzini, che così possono chiedere ulteriri riscatti in denaro per lasciarli ripartire. Membri di spicco di questa famigerata “Guardia costiera” sono noti trafficanti di esseri umani. Lo Stato italiano, tramite gli accordi recentemente rinnovati finanzia e supporta questo sistema. 
 
Che cosa vogliamo
 
B-Side Pride si batte in primo luogo per la libertà di movimento e perché siano garantite a tutt*, indipendentemente dal colore della pelle e dalla nazionalità, e dallo status o meno di “vittima”, non solo le libertà civili e politiche ma anche le condizioni materiali per esercitarle, cioè reddito, sicurezza dalla violenza privata o istituzionale e accesso allo spazio pubblico e alle relazioni sociali. Per questo ci battiamo per un permesso di soggiorno europeo sganciato dal lavoro, per lo ius culturae, per la diffusione di una cultura davvero antirazzista e aperta.
 
La nostra posizione sul sistema attuale non può che essere di rifiuto, ma finché questo sistema sarà in piedi chiediamo almeno
 
– l’immediato reperimento di strutture abitative adeguate in cui richiedenti asilo e rifugiati possano tutelarsi dal rischio di contagio da Covid come qualsiasi famiglia media italiana
– l’abolizione dei Decreti Sicurezza di Salvini e Minniti
– l’abolizione del Decreto sui cd. Paesi Sicuri
– l’abolizione degli accordi con la Libia 
– che ai residenti delle strutture d’accoglienza, sia lgbit che non, siano garantiti, oltre ad alloggio, cibo e cure mediche, anche autonomia e autodeterminazione: questo significa una corretta e completa informazione circa i propri diritti, assistenza legale di qualità, servizi di mediazione linguistica professionali, un’organizzazione dei tempi e degli spazi rispettosa della loro libertà e autonomia e dei bisogni della loro vita relazionale e affettiva. 
– l’apertura di un congruo numero di strutture esclusivamente per rifugiati gay, lesbiche, trans
– che i richiedenti asilo gay e lesbiche abbiamo ad assisterli durante l’audizione della Commissione mediatori linguistico-culturali gay e lesbiche, rimuovendo dalla legislazione qualsiasi ridicola obiezione rispetto alla presunta non imparzialità di un mediatore gay che si occupa di un richiedente gay (come se un mediatore potenzialmente omofobo invece la garantisse!) 
– che i mediatori e le mediatrici linguistiche e culturali abbiano contratti di lavoro e retribuzione decenti, in modo da poter svolgere il loro lavoro in maniera davvero professionale sia nelle Commissioni che nelle strutture sanitarie e negli uffici pubblici di tutto il paese 
– lo stesso per i lavoratori e le lavoratrici delle strutture di accoglienza 
 
La memoria del colonialismo italiano, in gran parte rimossa dagli italiani, è dolorosamente presente nella vita di è nato in Libia, Etiopia, Eritrea. E’ necessario diffondere conoscenza e riflessione su questi temi nella cultura e nel dibattito pubblico di lingua italiana. 
 
Gli attivisti/e lgbit nativi/e italiani/e devono fare un grande sforzo per entrare in relazione con i compagni e le compagne che provengono da altri paesi, e con gli italiani e le italiane di prima generazione. Bisogna impegnarsi con umiltà per lasciare da parte atteggiamenti paternalistici, per diventare consapevoli di come le disuguaglianze socio-economiche impattano anche sul desiderio e sulle relazioni sessuali, sentimentali, di amicizia o anche di semplice convivialità, e uscire dall’abitudine di una socialità monoculturale e monolinguistica. 
 
Anche nei paesi in cui l’omosessualità è reato, in cui il livello di violenza di genere è ancora più altro che qui, ovviamente esistono comunità froce che si organizzano, che si divertono come possono, che si sostengono a vicenda, che producono immaginario e cultura. Inoltre, in tutte le culture popolari e cosidette tradizionali, in Italia come altrove, esistono potenzialità queer.
 
B-Side Pride crede nella libertà per ciascun@ di coltivare le proprie tradizioni, la propria religione, la propria cultura di origine, o di abbandonarle o di cambiarle senza essere considerat@ per questo più o meno figo, più o meno gay, più o meno credibile o meritevole di protezione.
 
Per questo B-Side Pride ha organizzato assemblee e incontri plurilingue e si propone di organizzare sempre di più eventi politici e di socialità che siano linguisticamente ed economicamente accessibili. 
 
 
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