Gender Panic! Molto più di Zan! 11 Luglio a Bologna

Molto più di Zan!

Evento FB

Siamo froce, lelle trans*, lgbtiq+, sex worker, rifugiat*, razzializzate, donne, lesbiche e lesbicx. Siamo transfemministe. Siamo corpi desideranti, e vogliamo essere libere dalla violenza strutturale che l’eteropatriarcato ci impone ogni giorno. Per liberarci serve molto di più di una legge, lo sappiamo, per questo la nostra lotta non si è mai fermata. Chiediamo molto più della legge Zan, perché non ci basta inasprire le pene a costo zero, ma vogliamo un cambiamento radicale della società che ci opprime.

Il dibattito sulla legge Zan è lo specchio della stessa violenza che viviamo ogni giorno: persino quando si parla dei nostri corpi le parole sono quelle degli oppressori. La nostra presa di parola vale molto di più di quella di chi scende in piazza in difesa del proprio privilegio, rivendicando il diritto alla violenza e chiamandolo libertà. La nostra presa di parola vale molto di più di quella di qualche sedicente femminista, intenta a riprodurre il controllo sui nostri corpi che ha imparato dal patriarcato. La nostra presa di parola vale molto di più, perché è di noi che si sta parlando.

Vogliamo molto di più di una legge incentrata sui dispositivi punitivi. Lo abbiamo detto a Verona con Non Una Di Meno, lo abbiamo detto nelle piazze favolose del pride transfemminista queer, e lo diremo di nuovo questo sabato. Il dibattito sulla legge contro l’omolesbobitransfobia è l’ennesimo tentativo di trattare delle garanzie giuridiche minime come una merce di scambio, in una società che ancora non riconosce la nostra esistenza.

Il contesto pandemico ha dimostrato quanto la legge italiana sia espressione del patriarcato e del binarismo di genere. È risultato evidente nell’imbarazzante graduatoria degli affetti stilata dal governo all’avvio della Fase 2, rigidamente vincolati a legami di sangue o di relazioni eteronormate. Ancora più violentemente, si è imposta sui corpi delle donne e delle soggettività femminilizzate costrette nelle proprie case insieme a compagni e padri violenti.

Per cambiare questa realtà non basta inasprire le pene: ciò che serve è un cambiamento radicale del presente. Sappiamo anche che la violenza quotidiana subita da persone queer, trans e dissidenti difficilmente viene a galla proprio perché denunciarla significa esporsi nuovamente ad essa. Ma sappiamo anche che chi si sta opponendo a questa legge di questa violenza è complice. Negare che esistano forme di violenza indirizzate contro esperienze di genere che non rientrano nei ruoli prescritti da questa società patriarcale significa legittimare che migliaia di persone siano oppresse e precarizzate più intensamente a causa di quegli stessi desideri dissidenti e che non abbiano strutture alle quali rivolgersi quando subiscono violenza, significa negare che la discriminazione produce disuguaglianza economica e sociale.

Riconoscendo quindi che l’omolesbobitransfobia, come la violenza di genere e del genere, come la misoginia, non è un atteggiamento psicologico individuale, non è una violenza episodica, non è una mera discriminazione correggibile con una legge, ma è sistemica e strutturale, chiediamo molto di più del ddl Zan. C’è bisogno di agire in prevenzione nelle scuole. Se da un lato le scuole sono luoghi dove molt* persone lgbtqi possono stare lontano da famiglie violente e creare comunità in cui riconoscersi, allo stesso tempo spesso è anche il luogo in cui si riproduce la violenza sistemica. Vogliamo un cambiamento radicale della scuola, una revisione dei programmi e dei libri di testo, formazione per le insegnanti, educazione sessuale, affettiva e alle differenze, soldi. La scuola deve essere il luogo dove vengono abbattute le barriere di genere, classe, razza, orientamento sessuale. Solo così si potrà contrastare l’omolesbobitransfobia e non limitarsi a punirla.

C’è bisogno di rafforzare, in tutte le forme e luoghi possibili, i centri antiviolenza. Negli ultimi anni abbiamo visto un generale disinteresse verso i centri antiviolenza, lasciati senza finanziamenti o minacciati di chiusura, da ultimo l’esperienza di Lucha y Siesta a Roma. Noi chiediamo di più, non solo che questi centri non vengano depotenziati, ma anche la creazione di centri antiviolenza lgbt autogestiti.

C’è bisogno di un reddito di autodeterminazione, universale, individuale, slegato dal lavoro, per emanciparsi dalle famiglie di origine e sottrasi alla violenza domestica e anche come risarcimento per essere dell* bambin* e adolescenti queer in una società eteropatriarcale!

Per questo sabato 11 luglio saremo nuovamente in piazza a Bologna contro la violenza di genere e dei generi, per chiedere che sia riconosciuta la natura sistemica della violenza che colpisce tuttx noi. Il transfemminismo produce relazioni dissidenti e soggettività autodeterminate, che sono gli unici anticorpi possibili di fronte alla violenza strutturale dell’eteropatriarcato. Di fronte a questa violenza torniamo in piazza, per chiedere molto più della legge Zan! Dichiariamo lo sciopero permanente dai generi imposti e normalizzati! Alla reazione di gender panic causata dal solo nominare il “genere”, rispondiamo alzando la posta: noi siamo già oltre il panico, siamo paniche!

#genderpanic #bsidepride #nonunadimeno #ddlzan

I credits per la favolosa grafica vanno ad AthenA! Grazie!

11/07/2020 Piazza Nettuno dalle 18:00 alle 21:00

B-Side Pride

 

B-Side PRIDE Piazza TFQ 27G 2020

Evento FB

Il B-Side Pride invita tutt* a costruire per il 27 giugno, in piazza
Nettuno alle 13.30, una piazza del Pride favolosa, antirazzista, intersezionale, degenere, puttana, frocia, lella e trans non binaria, sierocoinvolta.

COMUNICATO STAMPA:

Dopo aver già attraversato il Pride bolognese nel 2019 e dopo una lunga serie di iniziative avviate nell’ultimo anno e durante la pandemia, B -Side Pride torna in piazza per fare del Pride una manifestazione politica per i diritti civili e sociali delle persone LGBTIA+queer: l’appuntamento è sabato 27 giugno in piazza Nettuno alle 13.30. Si suseguiranno parole, musica, suoni, performance artistiche.
La rete di singol*, associazioni, collettivi, reti, migranti, richiedenti asilo, razzializzate, native e terrone, studentesse/i/, sieropositiv, sex worker, frocie, lesbiche, trans*, intersex, non binarie e transfemministe è nata per reinventare un movimento autorganizzato di liberazione di corpi, generi e sessualità. A partire da sé e dai bisogni delle soggettività costruiamo un’analisi e una pratica per opporci alla violenza strutturale eteropatriarcale attraverso una politica orizzontale, assembleare, autonoma, desiderante e non consociativa. Durante la pandemia e nella crisi che ha generato abbiamo agito solidarietà queer e mutualismo, distribuendo cibo, farmaci, risorse, connessione internet a quant* erano senza lavoro, senza reddito o isolat*.
Ora torniamo in piazza per rivendicare: un modello di salute pubblica basato su medicina territoriale e preventiva, con il coinvolgimento dei servizi community based; centralità della salute e della riproduzione sociale, contro la produzione e il profitto; una scuola pubblica in grado di educare alle differenze, alla salute e alle libere affettività; un permesso di soggiorno europeo slegato da lavoro e famiglia e lo ius culturae; maggiori interventi specifici per rifugiat* LGBTIQ+ che ne garantiscano libertà di autodeterminazione; il superamento della legge 164 sulla transizione per una piena depatologizzazione; interventi e risorse contro la violenza di genere e dei generi (non ci interessa un aumento delle pene ma piuttosto un cambiamento culturale e sociale). Siamo contro la violenza di generi e confini, vogliamo cambiare questo mond e ci uniamo al grido transfemminista intersezionale che si alza dal nord Africa al Rojava, dall’America Latina al movimento Black Lives Matter, alla Palestina.
Sarà una piazza safer, nel rispetto della salute e della cura collettiva, attraversabile da corpi diversamente vulnerabili, come condiviso nel coordinamento transfemminista queer 2020 Marciona che organizza iniziative Pride a Milano, Bergamo, Torino, Genova,nei loghi più colpiti dalla pandemia. Segneremo con creatività lo spazio consensuale tra i corpi, per rendere safer la piazza, riappropriandoci in forma queer dei dispositivi di protezione individuale in modo da trasformarli in tecnologie di prevenzione e autocura collettiva.

DOCUMENTO E CONVOCAZIONE DI PIAZZA:

Il #27G (e dintorni) è la data che abbiamo scelto in rete con >>

MMARCIONA: VERSO UN PRIDE TRANSFEMMINISTA QUEER

La pandemia e la crisi che ha generato hanno acuito la precarietà per tuttu, come queer (froce, lelle trans*, lgbtiq+, sex worker, rifugiat*, razzializzate) ci siamo ritrovat* invisibilizzate dalle retoriche e dalle politiche familiste e paternaliste con cui la crisi è stata gestita. Come queer ci mancano cose materiali e immateriali ugualmente essenziali: cibo, reddito, accesso alla salute, la socialità frocia, lo spazio pubblico, le piazze, il cruising, l’incontro dei corpi nello spazio pubblico, la comunità politica nella quale potersi riconoscere che no, non è la nazione bianca eterosessuale. Per questo sentiamo l’esigenza di connetterci, di agire mutualismo e solidarietà queer e di ricostruire, a partire dal #27G, uno spazio pubblico dove incontrarci e lottare insieme.

Per questo il #Pride diventa per noi più che mai l’Orgoglio per i nostri legami queer, che sono reti, sfamiglie, altre intimità, parentele spurie di affinità e resistenza, formazioni sociali che non riproducono la famiglia eterosessuale.

Prepariamo e agiamo da subito la lotta della vita contro il profitto,
della cura contro la selezione, del desiderio contro la paura e ci
connettiamo alle richieste di reddito di autodeterminazione, accesso alla salute pubblica per tutt*, diritto a lavorare in sicurezza,
autorganizzazione della cura e riconoscimento del lavoro di riproduzione sociale come centrale. Perché non si tratta di sperare in un ritorno alla normalità, che per noi era il problema, si tratta di ripensare le basi della ri/produzione sociale ed ecologica. Anche per questo ci sentiamo in connessione e aderiamo alla piazza di #NonUnaDiMeno del 26 giugno ✹ Torniamo nelle strade. Ci riprendiamo tutto ✹ Bologna

Siamo in piazza contro la violenza di genere e dei generi!
La violenza è strutturale: l’eteropatriarcato è alla base della cultura
capitalistica e colonialista e garantisce l’organizzazione della società secondo rapporti di sfruttamento che rispondono alle logiche del profitto. Il transfemminismo rompe le certezze delle relazioni su cui si basa la società patriarcale, restituendo relazioni inedite, favolose e dissidenti. Per questo crediamo che sia importante discutere della legge su omolesbotransfobia: non ci interessa l’inasprimento delle pene a costo zero, vogliamo vedere riconosciuta la natura sistemica della violenza (l’eterosessualità obbligatoria) e chiediamo interventi strutturali per sradicarla a partire da educazione e prevenzione. Inoltre, la discriminazione non è un fatto meramente culturale, produce disuguaglianza sociale e materiale, per questo chiediamo reddito di autodeterminazione e accesso a salute, casa, istruzione per ognun*: per transitare fuori dai vincoli famigliari, patriarcali e omosociali.

Siamo in piazza per la depatologizzazione delle transizioni e delle vite trans e non binarie: superiamo la legge 164!

Siamo in piazza in solidarietà con il movimento Black Lives Matter e con tutte le resistenze queer, femministe, antirazziste, antifasciste
globali, dal Rojava alla Palestina al Brasile. Qui e ora combattiamo contro il razzismo sistemico e istituzionale e in alleanza con le soggettività lgbtiqueer migranti e razzializzate: vogliamo l’abolizione delle legislazione razzista e securitaria, permesso di soggiorno europeo, decolonizzazione della cultura e della società.

Siamo sierocoivolte e da questa prospettiva guardiamo alla salute: il ruolo dei servizi di prossimità e community-based nella cura dell’hiv e la lezione post pandemia fanno emergere la necessità di un ripensamento del welfare nazionale e regionale. Che si tratti di medicina territoriale, preventiva di residenze anziani, salute mentale, carceri, strutture di accoglienza va superata la visione disciplinare che crea spazi separati in cui isolare e concentrare “l’Utente”. Chiediamo accesso alla salute pubblica, alla prevenzione, alle terapie senza discriminazioni per le persone trans, razzializzate e marginalizzate. Lottiamo contro lo stigma che ancora ci colpisce come sieropositive.

Lottiamo contro lo stigma che ancora ci colpisce come puttane. Siamo libere di sperimentare le nostre sessualità in relazioni multiple. Il sex work è un “lavoro” e prima di tutto è un lavoro di/del genere perché la relazione di cura/seduzione che si costruisce è parte del servizio che viene venduto. Il sex work è lavoro e come tale necessita di diritti e tutele: più viene invisibilizzato, maggiore è la violenza verso chi lavora. Le leggi attuali sono insufficienti perché criminalizzano la nostra attività e quindi i nostri corpi, per questo lottiamo per la totale autodeterminazione e decriminalizzazione del sex work.

Sarà una piazza “statica”, safer, nel rispetto della salute e della cura collettiva, come condiviso anche a livello di tutto il coordinamento transfemminista queer 2020 Marciona. Quindi useremo la nostra creatività per segnare lo spazio, per rendere safer la piazza, riappropriandoci in forma queer dei dispositivi di protezione individuale in modo da trasformarli in tecnologie di prevenzione e autocura collettiva.

La piazza sarà safer e attraversabile da tutt*, batterà al ritmo delle
nostre rivendicazioni e dei suoni di WoWo , RYF, Miss Schneider (Erica Jane Schneider), Favolosa Corale WannaQueer e StaMurga – Ottimista e antifascista

 

Let’s stay connected! Ti serve un computer? Vuoi donare un computer? Leggi qui!

Con il progetto Paillettes e Connessione B-Side Pride vuole creare una rete di mutuo aiuto fra persone trans, non binarie, gay, lesbiche, queer, intersex nella crisi economica e sanitaria del Covid-19.
Avere un computer e una buona connessione internet è un bisogno fondamentale, sia per coltivare le proprie relazioni che per fare politica, per formarsi e informarsi, per lavorare o cercare lavoro, per accedere ai servizi e ai sussidi pubblici e alle informazioni utili a per far valere i propri diritti.
Oltre alla raccolta fondi, abbiamo cercato di organizzare un sistema che permette a chi ha un computer portatile di rigenerarlo in autonomia utilizzando software libero e di metterlo a disposizione di qualcuno che ne ha bisogno. (Ma chi non riesce a rigernerarlo in autonomia, può anche portarci il computer così com’è e ce ne occuperemo noi).
Il computer può essere anche molto vecchio e pieno di virus, basta che la parte hardware funzioni.
Chiunque voglia utilizzare queste istruzioni per replicare il progetto in altre città è benvenut@ (e se ci scrivete e ci raccontate come è andata ci fa molto piacere). 
Qui sotto ci sono le informazioni per chi vuole ricevere un computer e per chi vuole donarlo. 

Leggi tutto “Let’s stay connected! Ti serve un computer? Vuoi donare un computer? Leggi qui!”

Bside pride verso una piazza pride transfemministaqueer il 27/06

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“Bisogni, desideri, lotta!” B-side Pride invita a un’assemblea pubblica virtuale per organizzare una piazza Pride transfemminista queer il 27 giugno!

Poco più di un anno fa, il B-side Pride ha iniziato un percorso di rete autorganizzata per ripoliticizzare il Pride e mettere al centro le soggettività più marginalizzate: trans non binarie, migranti e razzializzate, sieropositive, sex worker, frocie non omologate, lesbiche non transfobiche. Perché con il pride rievochiamo i moti di Stonewall del 1969, che proprio da quelle persone più marginalizzate e oppresse erano animati ed è sempre necessario richiederci cosa significa oggi per noi questa giornata. Questo processo si è dato in molte città e ha fatto emergere nuovi bisogni e rivendicazioni, che in un anno di percorso nazioAnale hanno dato vita al Coordinamento per un pride transfemminista queer 2020. Il Pride era diventato in molti casi uno stanco rituale autorappresentativo svuotato di contenuti, una passerella istituzionale a uso e consumo di un associazionismo consociativo, una politica di marketing turistico per le città o una parata commerciale di marchi e corporation. Ma anche nella normalizzazione è sempre restato un momento irriducibile di lotta gaia, di comunanza e visibilità di corpi altri, parlanti lingue differenti dal sessismo eteropatriarcale e della pubblicità gay-friendly. Per questo ci chiediamo ogni anno quali rivendicazioni vogliamo mettere nel Pride a partire dai nostri bisogni, desideri e dalla materialità delle nostre vite. Da queste domande partiamo per convocare un’assemblea cittadina (https://meet.jit.si/BisogniDesideriLottaAssembleaB-SidePride) giovedì 18 giugno alle 20 alla quale invitiamo tuttu le persone lgbtiqueer, femministe, transfemministe e alleate, gruppi, collettivi singole e associazioni.

La pandemia ha travolto tutto, le nostre vite non sono più le stesse e ci siamo autorganizzate in forme di solidarietà e mutualismo queer per resistere al lockdown che per molte ha significato perdere il lavoro, restare isolate o ritornare in famiglia (da quelle famiglie da cui siamo scappate) o essere costrette a lavorare senza protezioni o al sovraccarico di lavoro di cura e smart work in casa. Per questo, come prima rivendicazione mettiamo il diritto alla salute per tutt*, l’accesso gratuito ai farmaci, agli ormoni e alle cure. E memori di un’altra epidemia alla quale molte di noi non sono sopravvissute, memori delle lotte su hiv/aids che hanno visto la nascita del movimento queer su basi mutualistiche e di lotta sulla salute, chiediamo anche di non essere pazienti infantilizzati e creiamo autoresponsabilizzazione e consapevolezza collettive nella prevenzione e nella cura. Per questo, pensiamo di organizzare una piazza per sabato 27 giugno che sia safer, attraversabile da tutt*, munite di mascherina frocia e guanti da fist fucking o da casalingua, per dire che il distanziamento fisico non è distanziamento sociale; che le nostre reti di sorellanza sono più intense e necessarie che mai, che non siamo soltanto congiunte in coppie stabili, ma siamo unite nella lotta; che produciamo parentele spurie e s/famiglie e altre forme di intimità che vanno oltre il matrimonio e la riproduzione della società eternormativa e binaria; che autorganizziamo altre forme di socialità, affetti, produzione e circolazione di beni e risorse.

Pensiamo collettivamente per il 27 giugno a una piazza orgogliosa, favolosa, antirazzista, intersezionale, degenere, puttana, frocia, lella e trans non binaria, sierocoinvolta, che dica fortemente che non chiediamo solo riconoscimento delle coppie gay o della discriminazione che subiamo, ma redistribuzione di risorse, reddito di autodeterminazione come risarcimento per tutta la violenza eteropatriarcale che subiamo fin da prima di nascere, accesso e autogestione della salute e dei saperi, educazione alle differenze, superamento della 164, decriminalizzazione del lavoro sessuale, permesso di soggiorno europeo. Chiediamo tutto questo per costruire collettivamente le condizioni per il superamento di una società eteropatriarcale e neoliberale che vuole continuare a sfruttare corpi, popolazioni, specie e territori per il profitto.

Perché le vite queer, le vite nere, le vite frocie, le vite trans valgono e non torneremo alla normalità, perché per noi la normalità era già il problema.

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English:

“Needs, desires, struggle!” B-side Pride invites to a virtual public assembly to organize a queer transfeminist Pride event on June 27!

Over a year ago, B-side Pride started a self-organized network in order to re-politicize Pride and to focus on the most marginalized subjectivities: non-binary trans people, migrants and racialized LGBTQIA+ people, HIV-positive queers, sex workers, non-conforming queers, non transphobic lesbians. Through Pride we recall the 1969’s Stonewall movement, animated by marginalized and oppressed black/latinx/poc queers, and we believe that it is always necessary to ask ourselves what does that beginning means for us today. This kind of reflection and actions has occurred in many cities and has brought out new needs and demands, which, in one year of natioAnal initiative, have led to the creation of a “Network for a 2020 queer transfeminist Pride”. Pride has become, in many cases, a tired self-representative ritual emptied of content, an institutional runway for the use and consumption of consociational associations, a city tourism marketing policy or a commercial parade of brands and corporations. But even if Pride has been “normalized” there has always been an irreducible moment of queer struggle, commonality and visibility of different bodies, speaking different languages but similar when refusing together heteropatriarchal sexism and gay-friendly advertising. For this reason, we ask ourselves every year which demands we need to fight for during Prides, starting from our needs, desires and materiality of lives. These demands will be the opening theme of a public assembly (https://meet.jit.si/BisogniDesideriLottaAssembleaB-SidePride), Thursday June 18th at 8PM. We invite all lgbtiqueer, feminist, transfeminist and allied people, groups, individuals, collectives and associations. Pandemic overwhelmed everything, our lives are no longer the same and we have organized in forms of solidarity and queer mutualism to resist the lockdown, which meant for many of us: losing our job, remaining isolated or returning to our families (same families we ran away from) or being forced to work without protection or being overloaded with carework and smartwork at home. For all of this we demand health for all, free access to medicines, hormones and treatments. Remembering another epidemic and all of us who didn’t survive, remembering the struggles against HIV/aids that brought to the birth of queer movements focused on mutual help and universal health, we also demand not to be infantilized patients and for the creation of self-responsibility and collective awareness in prevention and treatment of HIV. For this reason, we plan to organize an event on Saturday June 27th which is going to be safer, where everyone can participate, equipped with queer masks and fist-fucking or housewife gloves, to say that physical distancing is not social distancing; to say that our sisterhood networks are more intense and necessary than ever, that we are not only united in stable couples, but we are united in the struggle; that we produce spurious relationships and s/families and other forms of intimacy beyond marriage and beyond the reproduction of eternal and binaristic society; that we organize other forms of sociality, affects, production and circulation of goods and resources. We collectively prepare for June 27th an event that will be proud, fabulous, anti-racist, intersectional, degenerate, sexwork positive, queer, lesbian and non-binary trans, sero-aware. We strongly say that we are not only asking for recognition of gay couples or discrimination, but for redistribution of resources, basic income for self-determination as compensation for all the heteropatriarchal violence that we suffer, access to self-managed health and knowledge, education on gender and sexual orientation, the overcoming law 164 on transition, the decriminalization of sexwork, a European residence permit. We ask for all this to collectively build the conditions for overcoming a heteropatriarchal and neoliberal society that continues exploiting bodies, populations, species and territories for profit.

Because queer lives, black lives, trans lives are worth and we will not accept to return to normality, because for us normality was already the problem.

English translation will be availabe.

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“إحتياجات ، رغبات ، نضال!”
يدعو B-side Pride إلى اجتماع عام افتراضي لتنظيم ساحة فخر ترانسوية كويير في 27 يونيو!

قبل أكثر من عام بقليل ، بدأ B-side Pride مساره عبر شبكة ذاتية التنظيم لإعادة تسييس مسيرات الفخر والتركيز على الموضوعات الأكثر تهميشًا: العابري غير البينيين ، والمهاجرون والمتعرضون لعنصرية ، والإيجابيون لفيروس نقص المناعة البشرية ، والعاملى في مجال الجنس ، و المثليين المستقليين و المثليات اللاتي ليس لديهن رهاب العبور الجنسي.لأنه بفخر نستحضر حركات ستوونول لعام 1969 ، و اللاتي بالتحديد بدأت من أولئك الأكثر تهميشًا و
المضطهدين ومن الضروري دائمًا أن نسأل الأن عما يعنيه لنا هذا اليوم.وقد جرت هذه العملية في العديد من المدن وأثارت احتياجات ومطالب جديدة
في عام واحد من المسار الوطني قاموا بإنشاء التنسيق من أجل فخر ترانسوي كوييري
2020.
أصبح الفخر في كثير من الحالات طقوسًا متعبًا ، ذاتيًا تم إفراغها من المحتوى وهو ممر مؤسسي لاستخدام واستهلاك
الجمعيات التوافقية سياسة تسويق السياحة للمدن أو عرض تجاري للعلامات التجارية والشركات..ولكن حتى في التطبيع كانت دائما هناك لحظة
لا يمكن اختزالها من النضال المثلي من القواسم المشتركة ورؤية الهيئات الأخرى المتحدثة لغات مختلفة عن التحيز الجنسي غير الرسمي والإعلان الصديق للمثليين. على
هذا نسأل أنفسنا كل عام عن مطالبنا التي نريد أن نضعها في الفخر بدءًا من احتياجاتنا ورغباتنا وماديتنا الحياتية.
من هذه الأسئلة سنبدأ في عقد جلستنا (https://meet.jit.si/BisogniDesideriLottaAssembleaB-SidePride)

الخميس 18 يونيو ، الساعة 8 مساءً ، ندعو فيه جميع الجماعات والمجموعات والمجموعات الفردية والجمعيات المتحالفة والنسوية المتحالفة.
اجتاح الوباء كل شيء ، ولم تعد حياتنا كما هي ، ونحن منظمون ذاتيًا بأشكال من التضامن والتبادل اللامع. قاوم الإغلاق الذي يعني بالنسبة للكثيرين فقدان وظيفة أو البقاء في عزلة أو العودة إلى العائلة ( تلك العائلات التي هربنا منها) أو إجبارنا على العمل بدون حماية أو العبء الزائد من الرعاية والعمل الذكي في المنزل.
لهذا ، كما ادعاءنا الأول وضعنا
الحق في الصحة للجميع ، والحصول المجاني على الأدوية والهرمونات والعلاجات. وإدراكا لوباء آخر لم ينجو منه الكثير منا ، وإدراكا منا لنضال ضد فيروس نقص المناعة البشرية / الإيدز التي شهدت ولادة حركة كوييرية على أسس متبادلة وقائمة على الصحة ، نطلب أيضا ألا نكون مرضى طفوليين ونخلق المسؤولية الذاتية والوعي الجماعي في الوقاية والعلاج.
لهذا السبب نخطط لتنظيم ساحة يوم السبت 27 يونيو لتكون أكثر أمانًا ، والتي يمكن للجميع عبورها ، ومجهزة بقناع مثلي وقفازات قبضة أو ربة منزل ، لنقول أن المسافة الجسدية ليست إبعاد اجتماعي. إن تشباكنا الإخوي أكثر كثافة وضرورية من أي وقت مضى ، وأننا لسنا متحدين في الأزواج المستقرين فحسب ، بل متحدون في النضال ؛ أننا ننتج علاقات زائفة و / أو عائلات وأشكال أخرى من الحميمية التي تتجاوز الزواج وتكاثر
المةجتمع الأبدي والثنائي ؛ لذلك
ننظم أشكال أخرى من المجتمع مؤثرة ، منتجة و تداول المنافع والموارد.
نفكر بشكل جماعي في 27 يونيو في ساحة فخورة ورائعة ومناهضة للعنصرية ومتقاطعة و جندريةو عاملة جنسيا و مثلية و عابرة غير ثنائية ، ومتعايشة إيجابية ، والتي تقول بقوة أننا لا نطلب فقط الاعتراف بالأزواج المثليين أو التمييز الذي نعاني منه ، ولكن إعادة التوزيع الموارد ، ودخل تقرير المصير كتعويض عن جميع أشكال العنف ضد الأم والطفل التي نعاني منها قبل ولادتنا ، والوصول إلى الصحة والمعرفة وإدارتهما بأنفسنا ، والتعليم من أجل الاختلافات ، والتغلب على 164 ، وإلغاء تجريم العمل الجنسي ، وتصريح الإقامة الأوروبي.
نطلب من كل هذا أن نبني بشكل جماعي الظروف للتغلب على مجتمع مغاير ابوي نيوليبرالي يريد الاستمرار في استغلال الأجسام والسكان والأنواع والأقاليم من أجل الربح. لأن الحياة الكوييرية وحياة السود والحياة المثلية والحياة العابرة تستحق ولن نعود إلى الوضع الطبيعي ، لأن الوضع الطبيعي بالنسبة لنا كان بالفعل هو المشكلة.

ملاحظة: خلال الجلسة سيكون هناك ترجمة بالعربية.

Pane, Paillettes e connessione. Sostieni le persone lgbitq in difficoltà economica nella crisi Covid

(english version below)

** Abbiamo lanciato un crowdfunding per sostenere lesbiche, gay, trans e queer in difficoltà economica a causa della crisi sanitaria ed economica del Covid-19, con un’attenzione particolare ai bisogni di rifugiat* e richiedenti asilo lgbitq+, alla condizione delle/dei sex workers che non lavorano a causa del covid e che sono esclus* da qualsiasi forma di sostegno statale, alla qualità della vita e del cibo, e ai bisogni immateriali, ma non meno essenziali, di comunicazione e connessione (perchè internet non è gratis anche se dovrebbe esserlo, specialmente adesso).

Questo crowdfunding è l’inizio di una cassa mutua, non un’inziativa di beneficenza. Non ci proponiamo genericamente di “aiutare i poveri”, ma di aiutarci reciprocamente e di avviare una riflessione pratica su redistribuzione, economia, bisogni, ecologia. Una riflessione più che mai necessaria di fronte all’emergenza Covid.  Leggi tutto “Pane, Paillettes e connessione. Sostieni le persone lgbitq in difficoltà economica nella crisi Covid”

School of languages and queer interculture

Italiano qui – Info about language courses Sept 2021 here 

The language school and socialization group for LGBTI people is born out of the meeting between some asylum-seeking queers and some local/ native-speakers queers from Laboratorio Smaschieramenti in the context of the initiatives leading towards the B-Side Pride 2019 in Bologna.

Since the following autumn we have been meeting twice a week at the Women’s Center (Centro di documentazione delle donne) in Bologna for some hours of socialization, dialogue, lesson and chit-chat. Sometimes we visited other city locations, too, as for example the Sala Borsa library.

For us, learning Italian is by no means neither a duty leading to integration nor an obligation. It is rather a tool of comunication that comes from a desire of encounter and relationality, both for those who teach and for those who learn. Leggi tutto “School of languages and queer interculture”

Scuola di lingue e intercultura queer

English version here

**Attenzione da settembre 2029 la scuola è di nuovo LiVe! info qui**

La scuola di lingue e intercultura queer per persone lgbitq è nata dall’incontro tra alcune froce richiedenti asilo ed alcune froce madrelingua-native italiane del Laboratorio Smaschieramenti durante le inziative di avvicinamento al B-Side Pride del 2019.

Dall’autunno successivo ci siamo riunite due volte a settimana al Centro di Documentazione delle Donne di Bologna per qualche ora di incontro, confronto, lezione e chiacchiere. A volte abbiamo fatto anche delle visite ad altri luoghi della città, come la biblioteca Sala Borsa.

Secondo noi imparare la lingua italiana non è un dovere di integrazione nè un obbligo, ma un veicolo per comunicare, che nasce da un desiderio di incontro e relazione, sia da parte di chi impara che di chi insegna. Leggi tutto “Scuola di lingue e intercultura queer”

Non saremo “congiunti”, ma unite nella lotta! Comunicato sulla “fase 2” dell’emergenza COVID-19

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[Vai in fondo per aggiornamenti]

B-side pride su ultimo Dpcm: che sia tolta la discriminazione, ma lottiamo per redistribuzione e pratichiamo solidarietà e mutualismo queer nella pandemia.

????L’ultimo decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri (del 26 aprile 2020) è segnato da una riproposizione della centralità della famiglia come unica formazione sociale rilevante. Infatti, riconosce come primari solo i legami con congiunti consanguinei che ora concede di visitare pur nel rispetto delle necessarie misure di distanziamento fisico. Inoltre, dà per scontato il lavoro riproduttivo e di cura gratuito delle donne, nel momento in cui si decide un ritorno massiccio al lavoro a scuole chiuse. Il decreto riflette lo storico mancato riconoscimento di legami affettivi non familiari e del fatto banalmente statistico che gli affetti prevalenti per molte persone non coincidono con i legami familiari.
In un momento drammatico come questo, in cui appoggiamo la necessità di limitare i contatti fisici per contenere il contagio, ci uniamo alla richiesta di tante voci del movimento lgbtiq+ di rimuovere questa discriminazione nel decreto, e proponiamo di introdurre la possibilità di autocertificare un numero ristretto di persone care o affetti primari, senza che si presuma che esse debbano essere parenti o consanguinei.

????Il mancato riconoscimento di altre forme di intimità, reti affettive e di cooperazione sociale non familistiche è anche il frutto di una cecità dello stesso movimento lgbt, che si è attestato sulla richiesta di unioni civili per le coppie dello stesso sesso e, in prospettiva, del matrimonio egualitario, che riproduce mimeticamente le forme della famiglia eterosessuale, eludendo un’analisi della famiglia tradizionale come strumento di divisione sessuale del lavoro, di estrazione del lavoro di cura e riproduttivo delle donne, oltre che luogo per eccellenza del dominio maschile eteropatriarcale. Si è persa così la connessione tra la richiesta di riconoscimento delle soggettività lgbtiq+ nelle loro differenze e la redistribuzione sociale della ricchezza. Mai come in questa pandemia risulta evidente che le soggettività lgbtiq* e la dissidenza sessuale non vivono solamente una situazione di solitudine o bisogno di relazioni affettive: l’accentuarsi della precarietà materiale ed economica, comune a larghi strati della società, rende ancora più visibile quanto la discriminazione e la mancanza di riconoscimento reiterate da questo decreto, riproducano ingiustizia sociale.

????Per tutto questo vogliamo mettere al centro il bisogno di non separare diritti civili da diritti sociali e le lotte queer per il riconoscimento da quelle per la redistribuzione delle risorse sociali e della ricchezza. La nostra risposta alla pandemia è praticare solidarietà queer, condividere risorse e mutualismo, restare connesse, autorganizzare forme di resistenza materiale che ci aiutino a sostenerci nella responsabilità di cura collettiva che assumiamo autoresponsabilizzandoci. La pandemia in corso ha messo a nudo la vulnerabilità di tutti i corpi e la loro interdipendenza con specie, popolazioni, territori. Ha mostrato in modo più nitido limiti e contraddizioni del modello economico e sociale che ora chiamiamo “normalità” e che non era certo un luogo sicuro e accogliente per gli anormali, ma era basato su gerarchie, violenza eteropatriarcale, inclusione differenziale. Non tutti i corpi contavano e contano allo stesso modo e non sono tutti ugualmente vulnerabili: se la gestione della pandemia ha acuito la precarietà per tutti, come queer (froce, lelle trans*, lgbtiq+, sex worker, razzializzate…) spesso ci trovavamo già tra i soggetti più marginali e ora siamo nuovamente invisibilizzat* ed esclus* anche dalle retoriche familiste di unità patriottica nella “guerra” contro il nemico invisibile, come pare evidente da questo decreto. Come queer ci mancano cose materiali e immateriali ugualmente essenziali: cibo, reddito, accesso alla salute, la socialità frocia, lo spazio pubblico, le piazze, il cruising, l’incontro dei corpi fuori dallo spazio domestico, la comunità politica nella quale potersi riconoscere che no, non è la nazione bianca eterosessuale. Per questo sentiamo l’esigenza di connetterci, di agire mutualismo e solidarietà queer, di scambiare risorse, cibo, denaro, parrucche e paiettes e di ricostruire uno spazio virtuale dove incontrarci e condividere bisogni e desideri.

????Chiuse nelle case, noi che spesso dalle case natali siamo scappate o scacciate, o costrette a lavori sociali e di cura che ci espongono al rischio contagio, continuiamo a ricostruire reti affettive e parentele che eccedono i legami di sangue e a pensare collettivamente al dopo che è già qui, alla coesistenza con il virus e alla crisi che sta portando, perché non sia il ritorno alla normalità e non sia nemmeno peggio. Prepariamo e agiamo da subito la lotta della vita contro il profitto, della cura contro la selezione, del desiderio contro la paura e ci connettiamo alle richieste di reddito di autodeterminazione, accesso alla salute pubblica per tutt* (a partire da chi non ha casa, sta in carcere o in strutture collettive come Cas e Rsa), diritto a lavorare in sicurezza, autorganizzazione della cura e riconoscimento del lavoro di riproduzione sociale come centrale. Perché non si tratta di sperare in un ritorno alla normalità, che per noi era il problema, si tratta di ripensare le basi della ri/produzione sociale ed ecologica.

????State connesse con B Side, a breve usciremo con il blog e con iniziative di crowdfunding per estendere la rete di mutualismo.

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Aggiornamento: Il 3 maggio 2020 sono state pubblicate sul sito del governo le FAQ che chiariscono che i “congiunti” cui si può fare visita sono “i coniugi, i partner conviventi, i partner delle unioni civili, le persone che sono legate da uno stabile legame affettivo, nonché i parenti fino al sesto grado (come, per esempio, i figli dei cugini tra loro) e gli affini fino al quarto grado (come, per esempio, i cugini del coniuge)“.

Per noi, le persone che sono legate da uno stabile legame affettivo non sono necessariamente le coppie di fidanzati/e, ma putroppo le dichiarazioni del Presidente del Consiglio alla stampa indicano proprio questa interpretazione. E’ facile immaginare che interpretazione ne daranno le forze dell’ordine. Non sappiamo che interpretazione ne darebbe un giudice in caso di constestazione della multa, ma sappiamo che questo non è uno strumento accessibile per tutti, nè agevole.

Qualsiasi cosa decidiate di fare per stare in contatto con le persone a voi care, vi invitiamo a valutare tutti gli strumenti possibili per minimizzare i rischi di contagio per voi stess*, per loro e per tuttu senza rinunciare a vivere e coltivare i vostri affetti (mascherine, distanza, igiene, magari andarci in bici e non in autobus ecc.), non in nome dell’obbedienza a un decreto ma prima di tutto in nome della salute come bene comune.

COME TE LA PASSI – Elastico fa/ART

Elastico, per chi la conosce, è la casetta di tante di noi ma soprattutto di amicX, compagnX, artistX che da subito hanno attraversato il BSidePride. E’ un luogo magico dove il corpo diventa arte e libertà. Per sollevarci dalla quaranteeena, le nostre amiche hanno ideato una rubrica FAVOLOSAH (rigorosamente con la “H” di HOT). Lasciamo che siano loro a parlare:

“nell’attesa che un bacio e un abbraccio possano tornare ad essere meravigliosi rimedi naturali per guarire ogni tristezza e malattia, noi cerchiamo di passarcela meglio che possiamo, restando ottimiste e curiose. E tu COME TE LA PASSI?

Questo è il nome della nostra nuova rubrica anarchica prima di format e regole convenzionali, in cui le quattro elastiche entreranno nella quotidianità della quarantena di artiste e artisti che abbiamo ospitato ad elastico o che sarebbero state ospitate in assenza della pandemia, per frugare nel loro passato, presente e futuro.”

Se non siete ancora convintX vi lasciamo nelle loro manine: