Tag: bside pride
Lo sciopero è essenziale… i generi no! Sciopero dai generi verso l’8M
Distribuiamo saperi indipendenti, risorse e pratiche di mutualismo con: Pane, Pailettes e Connessione di B -side Pride; Non Una di meno, OUTLAWS, Indecoradio, Lab Smaschieramenti, Mujeres Libres, Ombre Rosse, MIT Movimento Identità Trans (+ upcoming!)
La realtà è che queste norme invisibilizzano e naturalizzano le violenze e lo sfruttamento che subiamo come frocie, come donne, come trans* e non binarie. Con questa crisi, la crescente precarietà, la mancanza di reddito, l’impossibilità di gestire il nostro tempo ci espongono ancora di più alla violenza di/del genere, impedendoci di autodeterminarci e di ribellarci ai modelli di vita imposti
Siamo consapevoli della sensibilità di questo momento di pandemia ed allo stesso tempo sappiamo che la violenza di genere e la violenza maschile sulle donne non sono un’eccezione o un’emergenza del momento, ma il prodotto del patriarcato che ha una storia millenaria.
Assemblea Rete nazioAnale TFQ // 7&8 Nov 2020
La pandemia globale da coronavirus e la crisi economica che ha generato hanno mostrato le vulnerabilità e l’interdipendenza dei corpi, dei territori, delle specie e delle popolazioni. È necessario costruire reti di mutualismo a favore delle comunità di chi ha subito maggiormente le conseguenze della crisi. La ricaduta delle misure di sicurezza e igiene pubblica, infatti, è stata fortemente asimmetrica e ha segnato ancora di più le gerarchie e le divisioni neoliberali di classe, di razza, di genere e di sessualità. Come lesbiche, frocie, bisex, persone trans, intersex, asessualx, madrx, femministe e transfemministe queer abbiamo sempre lottato mettendo al centro la riproduzione sociale e mai come in questo momento è emersa la sua rilevanza rispetto alla produzione. Tuttavia, nonostante la centralità della salute degli individui nel discorso pubblico, il diktat della produzione, dell’estrazione e del profitto si è imposto sulla cura, che ora come non mai si dimostra terreno di lotta politica.
Già nel contesto del percorso Marciona 2020 avevamo affrontato questi temi, dando priorità alla presa di parola queer nello spazio pubblico attraverso la critica alla forma “Pride” mainstream. Dopo l’inizio della pandemia, ci siamo riunit* in diverse assemblee trans-territoriali e ne abbiamo evidenziato le ricadute sulla materialità delle vite queer, punto di partenza imprescindibile per costruire le nostre pratiche.
Abbiamo agito secondo un principio di autoresponsabilizzazione collettiva per il contenimento del contagio e di autogestione critica del distanziamento fisico, scegliendo di porre al centro il mutualismo. Agire mutualismo e solidarietà queer, oltre che rispondere alla necessità materiale di scambiare risorse, cibo, denaro, ha una forte valenza politica: rendere visibili forme di relazioni “altre”, reti di affetto e sociali non familistiche e non di sangue.
Infine, siamo finalmente sces* in piazza numeros*, da Milano a Bologna, Torino, Rimini, Firenze, Bergamo, Messina, Roma, Genova, dando vita ad un Coordinamento Pride transfemminista queer, in una cornice comune (https://marciona.noblogs.org/…/verso-un-pride…/). Queste le nostre rivendicazioni: la lotta alla violenza di genere e dei generi e allo stigma che colpisce sex worker e persone sieropositive, per la depatologizzazione delle transizioni e delle vite trans e non binarie, in solidarietà con il movimento Black Lives Matter e con tutte le resistenze queer, femministe, antirazziste, anticolonialiste, antispeciste, antifasciste globali.
La discriminazione non è un fatto meramente culturale, produce disuguaglianza sociale e materiale, per questo chiediamo reddito di autodeterminazione e accesso a salute, casa, istruzione per ognun*: per transitare fuori dai vincoli famigliari, patriarcali e omosociali. A partire da questa lettura della violenza strutturale e eteropatriarcale abbiamo preso parola anche sulle proposte legislative a contrasto dell’omolesbobitransfobia.
Abbiamo scelto di convocarci tutt* per due giorni come nuova rete transfemminista queer per confrontarci sul percorso compiuto fino ad ora e rilanciare la nostra iniziativa politica.
Questi due giorni saranno strutturati online.
PROGRAMMA:
Sabato 7 Novembre 2020: WORKSHOP E TAVOLI TEMATICI
I tavoli sono organizzati in modalità World Cafè e saranno accessibili online: ogni tavolo è composto da sottogruppi, all’interno dei quali una persona volontaria terrà un resoconto e si occuperà della gestione della trasmissione online. Un’altra persona coordinerà la discussione proponendo alcune domande inerenti al tema del sottogruppo. Ogni partecipante può muoversi tra i sottogruppi per contribuire alla discussione. Alla conclusione, verranno messi a confronto i resoconti di ciascun sottogruppo per elaborare una sintesi da presentare in plenaria la domenica.
**** 10:00 Presentazione e benvenuto
https://vc.autistici.org/ReteNazioAnaleTFQ
**** 10:30-13:30
1. Tavolo SCUOLA
https://vc.autistici.org/TavoloScuola
2. Tavolo MUTUALISMO https://vc.autistici.org/TavoloMutualismo
**** 13-14 PAUSA
**** 14:30-17:30
1. Tavolo SALUTE
https://vc.autistici.org/TavoloSalute
a. Salute mentale
b. Salute trans e accesso agli ormoni
c. Consenso e COVID
d. Accesso alla Salute riproduttiva e non riproduttiva (MTS, HIV, Aborto)
2. WORKSHOP Riot porn by abrACABlab
>Il workshop sarà diviso in due:
– Quanti occhi ci guardano?: autodifesa urbana contro i dispositivi di sorveglianza (online o in presenza)
– Autoproduzione di sex toys vegan con tutto quello che abbiamo già a casa (online)
https://vc.autistici.org/WSRiotporn
****16-19
1. Tavolo Metodo e comunicazione
https://vc.autistici.org/TavoloMetodoComunicazione
a. Strumenti di comunicazione interna
b. Strumenti comunicazione verso l’esterno e grafica
c. Autodifesa digitale (Torino)
Domenica 8 Novembre 2020: assemblea plenaria
**** h11
Autoformazione Mumble https://vc.autistici.org/mediamarci
**** h15
Plenaria (Mumble)
http://farma.cisti.org
ODG
> Restituzione e confronto sui workshop di sabato
> Condivisione di pratiche locali e nazioanali
> Transfemministe queer in piazza: come prendiamo parola e agiamo nello spazio pubblico?
VERSO UN PRIDE TRANSFEMMINISTA QUEER
Nel corso della stagione pride 2019, in molte città sono nati, nelle forme più diverse, pride transfemministi queer e critici animati tutti, come a Bologna il B-side Pride, dal comune obiettivo di ripoliticizzare la forma pride nello spirito di Stonewall, il cui cinquantesimo anniversario ricorreva proprio il 28 giugno 2019.
Nell’autunno 2019, molte delle realtà e singol* che avevano dato vita a questa onda critica si sono ritrovate nel contesto di Marciona 2020, a Milano, con lo scopo di costruire nuove relazioni a partire dalla spontanea convergenza di contenuti e di pratiche.
- IL PRIDE È RIVOLTA
- LA CURA È UNA LOTTA POLITICA
- OLTRE L’OMOTRANSFOBIA, CONTRO L’ETEROPATRIARCATO
- IL LAVORO SESSUALE È LAVORO
- UN PRIDE QUEER È UN PRIDE ANTIRAZZISTA
- NON ESISTONO DIRITTI CIVILI SENZA REDISTRIBUZIONE
- L’ISTRUZIONE È FONDAMENTALE
- IL PRIDE QUEER È ANTISPECISTA E AMBIENTALISTA
- LE TECNOLOGIE QUEER SONO AUTOGESTITE
- CALENDARIO PRIDE TFQ 2020
Non saremo “congiunti” ma unite nella lotta
B-side pride su ultimo Dpcm: che sia tolta la discriminazione, ma lottiamo per redistribuzione e pratichiamo solidarietà e mutualismo queer nella pandemia.
L’ultimo decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri è segnato da una riproposizione della centralità della famiglia come unica formazione sociale rilevante. Infatti, riconosce come primari solo i legami con congiunti consanguinei che ora concede di visitare pur nel rispetto delle necessarie misure di distanziamento fisico. Inoltre, dà per scontato il lavoro riproduttivo e di cura gratuito delle donne, nel momento in cui si decide un ritorno massiccio al lavoro a scuole chiuse. Il decreto riflette lo storico mancato riconoscimento di legami affettivi non familiari e del fatto banalmente statistico che gli affetti prevalenti per molte persone non coincidono con i legami familiari.
In un momento drammatico come questo, in cui appoggiamo la necessità di limitare i contatti fisici per contenere il contagio, ci uniamo alla richiesta di tante voci del movimento lgbtiq+ di rimuovere questa discriminazione nel decreto, e proponiamo di introdurre la possibilità di autocertificare un numero ristretto di persone care o affetti primari, senza che si presuma che esse debbano essere parenti o consanguinei.
Il mancato riconoscimento di altre forme di intimità, reti affettive e di cooperazione sociale non familistiche è anche il frutto di una cecità dello stesso movimento lgbt, che si è attestato sulla richiesta di unioni civili per le coppie dello stesso sesso e, in prospettiva, del matrimonio egualitario, che riproduce mimeticamente le forme della famiglia eterosessuale, eludendo un’analisi della famiglia tradizionale come strumento di divisione sessuale del lavoro, di estrazione del lavoro di cura e riproduttivo delle donne, oltre che luogo per eccellenza del dominio maschile eteropatriarcale. Si è persa così la connessione tra la richiesta di riconoscimento delle soggettività lgbtiq+ nelle loro differenze e la redistribuzione sociale della ricchezza. Mai come in questa pandemia risulta evidente che le soggettività lgbtiq* e la dissidenza sessuale non vivono solamente una situazione di solitudine o bisogno di relazioni affettive: l’accentuarsi della precarietà materiale ed economica, comune a larghi strati della società, rende ancora più visibile quanto la discriminazione e la mancanza di riconoscimento reiterate da questo decreto, riproducano ingiustizia sociale.
Per tutto questo vogliamo mettere al centro il bisogno di non separare diritti civili da diritti sociali e le lotte queer per il riconoscimento da quelle per la redistribuzione delle risorse sociali e della ricchezza. La nostra risposta alla pandemia è praticare solidarietà queer, condividere risorse e mutualismo, restare connesse, autorganizzare forme di resistenza materiale che ci aiutino a sostenerci nella responsabilità di cura collettiva che assumiamo autoresponsabilizzandoci. La pandemia in corso ha messo a nudo la vulnerabilità di tutti i corpi e la loro interdipendenza con specie, popolazioni, territori. Ha mostrato in modo più nitido limiti e contraddizioni del modello economico e sociale che ora chiamiamo “normalità” e che non era certo un luogo sicuro e accogliente per gli anormali, ma era basato su gerarchie, violenza eteropatriarcale, inclusione differenziale. Non tutti i corpi contavano e contano allo stesso modo e non sono tutti ugualmente vulnerabili: se la gestione della pandemia ha acuito la precarietà per tutti, come queer (froce, lelle trans*, lgbtiq+, sex worker, razzializzate…) spesso ci trovavamo già tra i soggetti più marginali e ora siamo nuovamente invisibilizzat* ed esclus* anche dalle retoriche familiste di unità patriottica nella “guerra” contro il nemico invisibile, come pare evidente da questo decreto. Come queer ci mancano cose materiali e immateriali ugualmente essenziali: cibo, reddito, accesso alla salute, la socialità frocia, lo spazio pubblico, le piazze, il cruising, l’incontro dei corpi fuori dallo spazio domestico, la comunità politica nella quale potersi riconoscere che no, non è la nazione bianca eterosessuale. Per questo sentiamo l’esigenza di connetterci, di agire mutualismo e solidarietà queer, di scambiare risorse, cibo, denaro, parrucche e paiettes e di ricostruire uno spazio virtuale dove incontrarci e condividere bisogni e desideri.
Chiuse nelle case, noi che spesso dalle case natali siamo scappate o scacciate, o costrette a lavori sociali e di cura che ci espongono al rischio contagio, continuiamo a ricostruire reti affettive e parentele che eccedono i legami di sangue e a pensare collettivamente al dopo che è già qui, alla coesistenza con il virus e alla crisi che sta portando, perché non sia il ritorno alla normalità e non sia nemmeno peggio. Prepariamo e agiamo da subito la lotta della vita contro il profitto, della cura contro la selezione, del desiderio contro la paura e ci connettiamo alle richieste di reddito di autodeterminazione, accesso alla salute pubblica per tutt* (a partire da chi non ha casa, sta in carcere o in strutture collettive come Cas e Rsa), diritto a lavorare in sicurezza, autorganizzazione della cura e riconoscimento del lavoro di riproduzione sociale come centrale. Perché non si tratta di sperare in un ritorno alla normalità, che per noi era il problema, si tratta di ripensare le basi della ri/produzione sociale ed ecologica.
State connesse con B Side, a breve usciremo con il blog e con iniziative di crowdfunding per estendere la rete di mutualismo.